Oltre questo cielo…

Sotto questo cielo bucato di stelle c’è ancora qualcuno che vede in un tramonto il distendersi del giorno ed una luna che accenna a donare il primo sorriso della sera…

Sembra voglia dirmi di Crederci ancora nella meraviglia della vita, che le stelle non sono gli spari forati nella distesa di cielo e, che oltre quel blu c’è un mistero che aspetta sempre chi vorrà guardare non solo ciò che sta sopra la nostra testa, ma l’infinito che abbiamo dentro ancora da scoprire…

Non c’è panorama più bello al mondo che scoprire l’anima di chi si ama veramente senza impalcature…
Quello spettacolo si rivela solo e soltalto per coloro che si amano, senza riserve, dove l’occhio perde  giudizio e  l’anima si specchia…

PrimaVera del cuore

Come un seme che ha bisogno di un buon terreno per mettere radici, per poi crescere e diventare arbusto, così ogni uomo è chiamato a fare del suo cuore il seme da mettere in ogni azione, il terreno sono le innumerevoli occasioni che ogni istante la vita ci offre…. la risposta a tutto è sempre l’amore… a dispetto di tutto. Energia da donare all’esterno ma che nasce dal di dentro. Più si ama più si risplende, si è liberi dai condizionamenti, si è ricchi per donare ancora. Si diventa fiori dal profumo eterno, nutrimento per gli altri, luce del mondo…
…Passano alcune musiche,
ma quando passano la terra tremerà,
sembrano esplosioni inutili,
ma in certi cuori qualche cosa resterà,
non si sa come si creano,
costellazioni di galassie e di energia,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere
vienimi a prendere
mi riconosci ho le tasche piene di sassi.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.

Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l’allegria…testo di Jovanotti -Le tasche piene di sassi

Il respiro del tempo di una “doppia” vita così…

Una birra. Una sigaretta morbida. Un concerto all’aperto.
I nostri duplici monologhi che passano per conversazione, la nostra continua e confusa preoccupazione per l’opinione degli amici.
Poi, il primo abbandono.
Lo sconcerto di fronte all’insensatezza del dolore.
No, non puoi capire davvero: nessuno può capire.
Nessuno soffre il mondo quanto io sto soffrendo adesso.
Lo stereo. La moto. La prima stanza presa in affitto.
I nostri genitori che non seguono le leggi tradizionali della prospettiva ma diventano sempre più piccoli mentre ci avviciniamo a loro.
Le vere dimensioni saranno evidenti solo in seguito, troppo tardi. Si urla allo stadio. Si urla ai concerti. Si urla in mezzo al traffico. Inizi a compilare curriculum vitae.
I diari abbandonati. I progetti disillusi. Poi, senza rendertene conto è già da un po’ di tempo che ti ritrovi la stessa persona nel letto, e così aprite un conto in banca congiunto ed è allora che è giusto fare un figlio, anche per non sentirsi troppo soli, ma questo non lo si ammetterà mai. La rate per la macchina. I contributi per la pensione. L’abbonamento alla tv satellitare.
Lavoriamo e dormiamo. Lavoriamo e dormiamo.
A volte, sogniamo. Fine settimana. Rilassarsi e divertirsi.
Si parla di libri e di film e di cronaca nera senza la minima consapevolezza, senza la minima voglia.
Lavoriamo e dormiamo. Lavoriamo e dormiamo.
Senza rendertene conto inizi ad odiare. Ad avere paura. Ad avere sempre più fretta. Fine settimana. Il calcio.
Il divano. Un whisky senza ghiaccio. Progettare le ferie. Iniziare un hobby per poi lasciarlo.
Martedì palestra. Mercoledì aperitivo Giovedì sesso col partner
Lavoriamo e dormiamo. Lavoriamo e dormiamo. Il figlio cresce. Si rotola a terra.
La madre grida di non sporcarsi. Fine settimana Dimentica tutto. Tutto. Divertiti. Urla. Balla fino allo svenimento Poi, il lunedì i primi malesseri ricorrenti. La complessa politica dell’amarezza e dell’invidia.
I primi vuoti di memoria. Persone che non rispettiamo e con cui dobbiamo essere gentili.
Umiliazioni devastanti e pure così continue da non essere più rilevabili.
Guardare le foto dei nostri genitori. Scoprirci uguali ad essi.
La stessa sottomissione. Iniziamo a spaventarci.
Davanti allo specchio, mentre ci abbracciamo da soli, non ci riconosciamo più.
Come sono diventato così? Che cosa ero prima di diventare questo? Dove ho sbagliato? Quando?
Ripercorrere con la memoria tutta la propria vita.
Cercare l’errore. Il punto di non ritorno. Non trovarlo.
Andare a dormire, stanchi, come i baci scambiati col partner.
Lavoriamo e dormiamo. Lavoriamo e dormiamo. Fine settimana. Una dieta ipocalorica.
Una trombosi coronarica. Un esaurimento nervoso.
L’odio e la paura aumentano. I contrasto con il figlio per la lunghezza dei capelli, aumentano.
I litigi col partner aumentano. Primi propositi di suicidio – (tratto dal libro “Rembò”- di Davide Enia)

L’ALTRA VITA:
Una, birra ,nessuna sigaretta, adoro il profumo dell’erba e dell’aria pulita,
la gioia nel respirare a piene narici, intensamente, la sua freschezza nelle sere d’estate, affiancata dalla compagnia di amici.
Di riempirmi di risate autentiche, confessioni, parole frivole e frasi che sbucano fuori dal vissuto di ognuno di noi: che piacere immenso!
Il dolore che ti fa crescere,
che ti rende più consapevole di te stesso e di comprendere gli altri, più capace di concretizzare il tuo amore.
Le prove della vita che ti inchiodano ai tuoi ideali, che limano il carattere (se ce l’hai) che fanno cadere ripetutamente, così da diventare più forte, nel guardare la vita a testa alta, nel difenderti dalla menzogna e l’impudicizia.
Le esperienze che ti segnano, se ne vuoi far tesoro, che ti incidono il senso di ogni cosa.
Un significato recondito da scoprire sotto la corteccia dell’apparenza, una reale e concreta bellezza che vuole essere svelata e che diviene, una volta scoperta, la forza che cercavi….
Le scarpe da ginnastica che ti portano nel mondo, le corse affannate, le passeggiate rubate, i rumori e fruscii del parco che ti solleticano l’io.
I grilli e le cicale nelle sere d’estate, gli uccelli che ti danno il buongiorno di prima mattina. Il suono di ruscelli nascosti che scendono lungo i versanti di un solito posto, le foglie nel vento che segnano un andare e (di)venire… metafora della tua evoluzione.
….E ti sembra che il cuore ti si fermi di colpo, perché tanta magia ricca di significato sembra impossibile.
I tuoi piedi che hanno un ritmo tutto loro, la tua libertà di vivere dentro fino in fondo le casualità della vita, ed il suo ritmo da assecondare.
C’è un tutto che diviene musica , che segna la tua strada… è un ritmo interiore armonico, una sensazione di benessere, un percorso che il sole scalda ed illumina tutto il tuo cammino.
…insieme alla persona che da tempo ti dorme accanto, compagna di avventure,di sogni, di scontri e confronti, di luce e di bui, inseguiti e scoperti insieme.
Piccole (grandi) cose, uniche, così come il profumo della sua pelle, il sorriso che ti abbraccia al tuo risveglio ogni mattina, il suo abbraccio avvolgente.
Non un semplice contatto, bensì un comunicare appartenenza e calore che riuscirebbe a riempire anche il vuoto più profondo…
I tuoi sogni che da semplici pensieri prendono forma e si concretizzano.
Essere per qualcuno il mondo, sentirsi potenziali “eroi”, perché per quel qualcuno saresti pronto a dare la vita, senza pensarci nemmeno un istante.
La consapevolezza dell’esistenza del male, conoscere la paura fin dentro le ossa, quella di morire senza aver concluso niente di importante, di non essere stato abbastanza… di non aver amato del tutto fino in fondo, di non aver conosciuto tutte le sfumature della vita.
La consapevolezza di aver fatto esperienza di cosa sia il “bene”, del potere immenso dell’amore, della straordinaria bellezza delle cose, delle meraviglie umane e non, da cui nasce la fede nella vita.
Dolce sonno, che ti avvolge la sera, lavoro che dà uno stipendio, che ti realizza, che dà la possibilità di contribuire al mondo, alla gioia di chi ti vive accanto.
Dormire come decantare le azioni del giorno, lavorare come donare qualcosa al mondo, amare semplicemente anche solo con uno sguardo, condividere, gioie e dolori… VIVERE!!!
Ti sei mai chiesto quale sia la sfida più grande?
Essere capaci di sorridere anche solo per una folata di vento che disegna sulla propria testa acconciature futuristiche…
Se si sapesse pregare non per ottenere qualcosa, bensì per essere semplicemente “umani” ,capaci di perdonare, ricominciare da zero, rivoluzionare sè stessi.
Se si riuscisse a capovolgere ciò che si ha dentro e diventare testimoni con la propria vita di un atto d’amore incessante e perpetuo, di rispetto e di Fede in essa, sempre!
Ora Comincia davvero il tuo VIAGGIO, anche solo con uno “zainetto” di speranza. Ascoltati in silenzio, regala qualcosa di te, bevi l’alba come una tazza d’acqua sorgiva e fai provviste di tramonti, dai il giusto peso alle voci del mondo ed affronta con tutto te stesso ogni incognita…

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  È così che si diventa Grandi… apprendisti di felicità!

 

La cena delle meraviglie

La cena perfetta gioca con tutti i sapori

salato acido amaro piccante dolce…

lei gioca in cucina come con le parole, nel cercare alchimie da coniugare in sapori, sinfonie uniche…

La scrittrice stuzzica  il suo gastronomo, si diletta nel creare nuove combinazioni  da esplorare sul palato  in poi…

È un viaggio di sola andata, un’esplorazione dei sensi,  un invito che si gusta appieno nella gola, sfiora l’anima e lì  sprigiona  un turbinio di sensazioni  inebrianti di profumi e sapori.

 

Lui è un autentico appassionato  della buona tavola, lei una ricercatrice di incontri unici…

 Il cibo è perdersi in un incontro di infiniti incastri possibili…ma senza gioia di condivisione è un fulmine che illumina per poco.

 

Questa sera sarà particolarmente speciale, le luci  creano un’atmosfera di dolce attesa, l’aria conviviale, la casa attende  amici autentici che da lì a poco andranno a bandire la tavola di risate, sguardi, un dire ed un fare, non convenzionali…

 

 Lei  vorrà suggellare alcuni attimi, parlando della scelta dei piatti preparati per loro…

Una storia  appositamente scritta per l’occasione, ma prima di tutto vorrà augurare loro, con un brindisi,  l’incipit di un nuovo rito:

“ Che il ricominciare a pensare sia da una partenza diversa, che abbia un modalità differente , magari non ad aspirale, né sempre lineare… un pensiero circolare, fluido nell’espressioni dell’essere sè stessi?

Si, e che sia pieno di realtà concretizzate!

 

Ci preoccupiamo sempre di cosa mangiare, e mai del vero nutrimento…

Creiamo occasioni a tavola, dove il cibo ed un bicchiere di buon vino  sembrano essere l’indispensabile…

Lei, però, aveva catturato l’essenza di quel rito quotidiano, ne custodiva da sempre un ingrediente segreto che rendeva speciale ogni pietanza, ogni evento. Un elemento che non può mancare per una cena perfetta, come in ogni cosa nella vita:la cura e l’amore tradotto in comunione.

Così come si uniscono ingredienti che da soli non hanno un senso infinito, bensì limitato, così come mettere insieme, acqua, farina e lievito e farli diventare pane…Così è stare insieme ad amici, e creare sinfonie.

Il dessert è il piacere per eccellenza che và coltivato ed assaporato lentamente…non sempre alla fine.

 

 Brindo a Noi!

 

 

Con o senza di Me

A testa in giù, torno a farvi “Cu-Cu”dentro questo puzzle…

Torno per cercare il sorriso e l’accoglienza di chi non mi ha dimenticato, chi in questo tempo di silenzi si è domandato, mi ha lanciato il suo pensiero, come un  sasso nel lago,sperando  riemergessi dal mio esilio, dessi un cenno di vita….

invece quel pensiero è affondato nel nulla…. nell’abbisso delle  mie assenze.

 Ero assente a me stessa. Assente all’appello dell’inchiostro, del dialogo interiore…. in una parola: AFONA per questa  dimensione…

Sono alla ricerca di contaminazioni positive da mettere in circolo virtuoso per la mia vita, sono  in cammino più di prima  anche se ancora non conosco la mia destinazione o forse si: il mondo, quello da cui mi difendo, sfuggo, mi nascondo come quando sono qui, quando non chiudo le porte delle illusioni.

Non sono brava a vivere di vita vera, ad affrontarla, afferrarla, rubarla nei momenti migliori, a sfuggire da quelli in cui divento masochista… ma ho tanta voglia d’ imparare!

Se tornerò ancora qui, sarà solo per inventare ancora ali per nuovi sogni, storie  di un al di là , di un cuore che si rotola nella terra dell’immaginazione, niente di reale …solo polvere

Sarà solo polvere di stelle, lo so…ma è questo  ora, tutto quello che posso dorarvi di me

Con il mio cuore….   

Grazie di essere ancora qui e di tornare.

Mayra G Louis

http://www.youtube.com/watch?v=a1IMxzYn8Tg

Ho sentito che Creavo

Chissà quante donne si chiedono cosa si prova nel mettere al mondo una vita…

Chissà quante non lo hanno mai saputo e non lo potranno mai sapere…

Chissà quante, impaurite, hanno detto “No” a questa esperienza che unisce in un “per sempre” una madre ed un figlio…se gli permettiamo di accedere tramite quel primo respiro…

Per cinquant’anni Gigliola ha aiutato giovani donne a vivere il momento più bello della loro vita.

    Gigliola, racconta l’unicità, il mistero e la poesia di ogni parto e l’attesa, l’emozione, la gioia di ogni madre.

 La nascita di ogni essere umano implica la partecipazione del Creatore che gli ha infuso l’anima come al primo uomo. Forse dipende da deformazione professionale (ho fatto per 50 anni l’ostetrica), ma mi sembra che la donna sia più vicina, più partecipe a questo grande mistero forse perché l’accendersi della prima scintilla della vita umana avviene all’interno del suo corpo.Gigliola Borgia (ostetrica)

“Vita, sorgente che scaturisce da una culla e si getta nella pienezza dell’eternità”.

È così straordinario, miracoloso, quello che avviene nella donna fin dal concepimento del figlio! la prima “culla” del bambino, l’utero materno, che dai pochi centimetri di spazio iniziali può arrivare a dare como­do asilo fino a termine di gravidanza a un bambino (anche a più bambini nel caso di gemelli) di peso rispettabile. Gli scambi, i messaggi che intercorrono fra la mamma e il bambino nella frenetica attività vitale durante la vita prenatale rivelati ampiamente dalle ricerche scientifiche, sono un vero prodigio che dilata non solo i confini del suo corpo, ma di tutto il suo essere

Ho avuto il privilegio di assistere mam­me di tutte e quattro le razze umane e sempre mi ha colpito questa uguaglianza: stessi comportamenti e reazioni, uguale vocalità, uguale atteggiamento di attesa di qualcosa più grande di lei. La legge di natura non fa eccezioni e certe sovrastrutture create dall’ambiente, dall’educazione crollano, riportando la donna a uno stato primordiale. Tutto questo si verifica anche nella più indesiderata maternità.

Rifiutata in un primo tempo, una volta accettata gratifica la donna di questa esperienza di donare la vita che non ha l’eguale nel vissuto umano.
“Ho sentito che creavo”, mi ha detto una ragazza che si trovava in una situazione talmente difficile che non le permetteva di tenere il bambino con sé…

 Questo bambino, non ancora nato, è stato concepito per una grande cosa: “Amare ed essere amato”- M.Teresa di Calcutta

Siamo tutti artefici del proprio destino, dotati di libero arbitrio fino al confine della nostra vita, non quando la vita appartiene ad un altro essere umano, che per nascere, vivere in questo mondo, ha bisogno di noi!

L’angelo della Shoah ed il progetto life in Jar

 

Nel periodo più buio  che questo mondo abbia mai conosciuto, una donna, Irena Sendler, ha rischiato la sua vita per salvare la vita di 2500 bambini . Un angelo, candidata della Polonia al premio Nobel per la pace, che  non riconosceva nel suo operato l’eccezionalità, ma di aver fatto quello che qualsiasi altro uomo avrebbe compiuto.

Oggi è la risposta a ciò che spesso ci chiediamo per il futuro dei giovani. Una finestra che spalanca di speranza e di luce il cuore di chi, come la mia amica Giulia, si chiede, cosa si possa fare per il futuro umano, per gli altri.

Trovo che la testimonianza dell’esperienza umana di questa donna, morta il 12 maggio scorso, possa essere luce per tanti ,grazie  anche alla traduzione del suo operato, in un progetto che è  un opera recitata nelle scuole:
Life in a Jar (la vita in un barattolo)

La storia della vita di Irena fu divulgata al mondo nel 1999 da alcuni studenti di un college del Kansas che hanno lanciato un progetto per salvaguardarne la memoria. Lo riproposero a numerosi club, organizzazioni religiose e gruppicivili della comunità, sia nello stato del Kansas, sia un po’ ovunque negli Stati Unitie in Europa (170 rappresentazioni fino all’Ottobre 2005).

Il valore di questo progetto cominciò crescere notevolmente, insieme ai numerosi sostenitori; le ragazze scrissero ad Irena ed ella rispose  inviando loro lettere piene di profondo significato, dicendo loro cose come: “la vostra recita e il vostrolavoro sono il proseguimento dello mio sforzo di oltre cinquant’anni fa, siete le miecare ed amate ragazze.”

Nei loro compiti a casa scrivono regolarmente frasi come: “Sto cambiando il mondo” e “La storia diIrena deve essere raccontata”

 

Utilizzando questo progetto gli studenti stanno allargando la classe all’intera comunità mondiale in molti modi: pubblicano le interviste, recitano di fronte ad un pubblico sempre più ampio, mettono le lettere di Irena a disposizione di studentied educatori (sono state richieste e spedite copie a più di 250 scuole) e sis ottopongono ad interviste con la stampa locale e nazionale.

Gli studenti sono stati largamente contattati per la possibilità di creare un libro o una registrazione.

 Il progetto ha dato il via ad una comunicazione crescente tra le famiglie della nostra comunità e tra le varie comunità del paese.

Credo che la vita vissuta così con rispetto e per gli altri è l’unico esempio reale che possa dare  indicazioni per i giovani, su quali sono i reali valori da incarnare.  Credo nel grande potenziale di questo progetto, se magari qualche educatore anche in italia potesse metterlo in atto nelle scuole, magari come musical, coinvolgendo i giovani in una messa in scena  di un reale “psico-dramma”  influenzerebbe sicuramente le proprie vite, cambiandole radicalmente!

 Qui, nero su bianco, incido il mio immenso Grazie ad Irena Sendler edivulgo la sua storia, nella speranza di vedere ancora un futuro espressione d’amore fraterno per ogni vita!

 

http://www.irenasendler.org/

 

La storia di Irena:

 

Confesso che leggendo quello che ha fatto durante l’occupazione nazista della Polonia, ho ritenuto giusto che  tanti potessero  conoscerla. Irena Sendler è morta a novantotto anni, ma avrebbe dovuto essere giustiziata nel 1943 dai nazisti. Viveva a Varsavia, ed era un membro della “Zegota” il gruppo della resistenza polacca che si occupava dell’aiuto agli ebrei. Era un’operatrice sociale della chiesa polacca. Si occupò dei bambini; indossava un’uniforme da infermiera, con una stella di David appuntata sul petto, per entrare nelle zone sotto diretto controllo tedesco, e consegnare cibo, medicine, vestiti e vaccino anti-tifo.

 

 Dopo che fu chiaro che i piccoli ebrei venivano inviati a Treblinka, la Zegota decise di cercare di salvarne il maggior numero possibile. Riuscì a portare fuori dal ghetto 2500 bambini, in maniera strabiliante,  affidandoli a famiglie polacche, orfanatrofi o conventi, nella speranza di poterli restituire un giorno alle famiglie,. Una bambina fu portata via nascosta in una scatola di strumenti da meccanico; altri furono fatti scappare in bare, valigie, e borsoni; altri ancora trovarono la fuga attraverso il sistema di fogne. Irena Sendler tenne un registro dei nomi di tutti i bambini che salvò,  scritti su foglietti nascosti in vasi sepolti in un giardino, nella speranza che potessero poi  riunirsi alle loro famiglie un giorno.
Nella notte del 20 ottobre 1943 la sua casa fu invasa dalla Gestapo; voleva gettare dalla finestra il registro, ma non poteva, perché c’erano soldati anche fuori. Allora lo gettò a una collega, che riuscì a nasconderselo addosso. Sendler fu portata alla prigione di Pawiak, dove fu torturata: le ruppero piedi e gambe, ma rifiutò di tradire e di rivelare i nomi dei complici e delle persone presso cui vivevano i bambini. Infine fu condannata a morte. Un membro della “Zegota” riuscì a corrompere uno dei guardiani, e a farla scappare. Tornò a lavorare, con una nuova identità, e seppellì il registro in un’anfora sotto un albero di mele, nel giardino di un amico. Nel 1965 divenne la prima dei “Giusti” onorati a Yad Vashem, ma il regime comunista non le diede il permesso di andare in Israele.
Finita la guerra, Irena consegnò la lista ai leader della comunità ebraica. Molti bambini e ragazzi vennnero ritrovati, affidati a brefotrofi polacchi o mandati in Palestina. “Ho fatto quello che bisognava fare e non ho avuto paura” diceva del lavoro di salvataggio. “I veri eroi non siamo stati noi, che abbiamo dato una mano, ma i bambini e i genitori, che dovettero separarsi in modo così crudele”.

 

Dovette attendere il 1983 per ricevere di persona quel premio. Nel 2003 la Polonia finalmente le concesse la massima onorificenza, l’Ordine dell’Aquila Bianca, e fu candidata al Premio Nobel per la Pace.

La lista di Irena è due volte più lunga di quella di Oskar Schindler.

“Era un inferno, grandi e piccoli morivano in strada a centinaia, sotto lo sguardo silenzioso del mondo intero” diceva del ghetto.

 I nazisti uccisero nei campi di sterminio la maggior parte delle 450 mila persone prelevate nel ghetto della capitale polacca, che fu distrutto nel 1943 in seguito a un’insurrezione. Il rabbino Michael Schudrich ricorda che la Sendler ha sempre negato di essere un’eroina, e diceva di “essere semplicemente rimasta normale, quando tutto il mondo sembrava impazzito.

Per questo il suo nome resterà inciso per sempre nel cuore vivo di Israele.
Insieme all’albero che sorge in sua memoria in quel luogo di cordoglio metafisico che è Yad Vashem.

Voglia di Assaporare Gioia Corale…


Il Vostro corpo,
 dalla punta del becco alla coda, dall’una all’altra punta delle ali,
non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero,
visibile, concreta.
Spezzate le catene che imprigionano il pensiero,
e anche il vostro corpo sarà libero. –
Richard Bach

Ormai sei arrivato.

Dunque, senti il Piacere di ogni passo e non essere preoccupato per le cose che ancora devi superare.
Non abbiamo niente davanti a noi, solo un cammino da percorrere in ogni momento con Gioia.
Quando pratichiamo la meditazione errante, siamo sempre sul punto di arrivare, il nostro focolare e’ il momento attuale e nulla piu’.
Percio’, sorridi sempre mentre cammini.
Sia pure dovendo forzare un po’ e trovandoti ridicolo.
Prendi l ‘abitudine di sorridere e finirai per essere allegro.
Non avere paura di mostrare la tua contentezza.

Se pensi che Pace e Felicita’ siano sempre piu’ avanti, non riuscirai mai a raggiungerle.
Cerca di capire che entrambe sono le tue compagne di viaggio
.
Quando cammini stai massaggiando e onorando la terra.
Allo stesso modo la terra sta cercando di aiutarti a mantenere in equilibrio il tuo organismo e la tua mente.
Comprendi questo rapporto e cerca di rispettarlo:
che i tuoi passi siano compiuti con la fermezza di un leone,
l ‘eleganza di una tigre e la dignita’ di un imperatore.

Presta attenzione a cio’ che accade intorno a te.
E concentrati sul respiro: questo ti aiutera’ a liberarti dai problemi e dalle ansie che tentano di accompagnarti nel cammino.

Nel camminare, non sei solo tu che ti stai muovendo, ma tutte le generazioni passate  e future.
Nel mondo cosidetto “reale” il tempo e’ una misura, ma nel mondo vero non esiste nulla oltre l ‘attimo presente.
Abbi piena coscienza che tutto cio’ che e’ accaduto e tutto cio’ che accadra’ si trova in ogni tuo passo.

Divertiti. Fai della meditazione errante un incontro costante con te stesso, e mai una penitenza in cerca di ricompense.

Che sempre crescano fiori e frutti nei luoghi che i tuoi piedi hanno toccato. –“The long road to joy”Thich Nhat Hanh

 

 

Tutto ciò che appartiene all’esistenza può diventare oggetto di poesia…