La più bella stella di qualsiasi notte…

Ci sono donne che camminano controvento da una vita…
ci sono donne che hanno occhi profondi come oceani…
ci sono donne che cambiano pelle per amore…
ci sono donne che donano il loro cuore per poi ritrovarsi
a raccattarne i cocci da sole…
ci sono donne che in silenzio fanno ballare la propria anima
su una spiaggia al… tramonto…
se ti fermi un istante le puoi sorprendere
mentre lottano contro il proprio istinto
mentre fanno passeggiare il loro dolore a piedi nudi
affrontando onde che ad ogni mareggiata
sono sempre più minacciose
ci sono donne che chiudono gli occhi
ascoltando una musica lenta che rende ancor
più salate le loro lacrime…
ci sono donne che con orgoglio ma con il nodo in gola
rinunciano alla loro felicità…
ci sono donne con i loro occhi fotografano
quegli splendidi ma così fugaci attimi in cui
si sentono abbracciate dall’amore sperando
di mantenerli vivi e colorati per sempre…
se apri gli occhi un istante le puoi osservare
mentre disseminano briciole di se stesse
lungo il percorso verso quel treno
che le porterà via…mentre urlano
la loro rabbia contro i vetri tremolanti
di una casa diventata prigione…
mentre sorridono di disperazione
a chi le vorrebbe far tornare alla vita di sempre…
ci sono donne che non si fermano davanti a nulla…
perchè non troveranno mai la fine di quel filo…
ci sono donne che hanno fatto un nodo
per ogni loro lascrima sperando che arrivi
qualcuno a scioglierli…
non fermare il cuore di una donna
niente vale di più…
non far piangere una donna…
ogni lacrima èun po’ di lei stessa che se ne va…
non farla aspettare da sola ed impaurita
seduta sul confine della pazzia…
e se la vuoi amare
fallo davvero con tutto te stesso
stringila e proteggila…lotta per lei…
uccidi per lei…piangi con lei…
donale il più bel raggio di sole
ogni giorno…
Tieni sempre accesa quella luce nei suoi occhi
quella luce è speranza…è amore…
è puro spirito…è vento…
è la più bella stella di qualsiasi notte…
di: Annalisa Agazzi

PrimaVera del cuore

Come un seme che ha bisogno di un buon terreno per mettere radici, per poi crescere e diventare arbusto, così ogni uomo è chiamato a fare del suo cuore il seme da mettere in ogni azione, il terreno sono le innumerevoli occasioni che ogni istante la vita ci offre…. la risposta a tutto è sempre l’amore… a dispetto di tutto. Energia da donare all’esterno ma che nasce dal di dentro. Più si ama più si risplende, si è liberi dai condizionamenti, si è ricchi per donare ancora. Si diventa fiori dal profumo eterno, nutrimento per gli altri, luce del mondo…
…Passano alcune musiche,
ma quando passano la terra tremerà,
sembrano esplosioni inutili,
ma in certi cuori qualche cosa resterà,
non si sa come si creano,
costellazioni di galassie e di energia,
giocano a dadi gli uomini,
resta sul tavolo un avanzo di magia.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti al cielo
e non so leggere
vienimi a prendere
mi riconosci ho le tasche piene di sassi.

Sono solo stasera senza di te,
mi hai lasciato da solo davanti a scuola,
mi vien da piangere,
arriva subito,
mi riconosci ho le scarpe piene di passi,
la faccia piena di schiaffi,
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di te.

Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l’allegria…testo di Jovanotti -Le tasche piene di sassi

L’amore più Grande che C’è

Credo che i bambini siano il nostro futuro.
Insegnamo loro bene (quel che sappiamo di buono) e lasciamoli guidare il mondo.
Mostriamogli tutte le bellezze che hanno dentro.
Diamogli un senso dell’onore che renda tutto più facile
Lasciamo che le risate dei bambini ci ricordino come eravamo
Tutti cercano un eroe
La gente cerca qualcuno da ammirare
Non ho mai trovato nessuno che soddisfasse i miei bisogni
Un luogo  appartato dove stare,  risiedere la mia anima…
Così imparai a a contare su di me

Decisi molto tempo fa di non camminare mai all’ombra di nessuno
se ho fallito, se ho avuto successo almeno ho vissuto come ho creduto
Non importa cosa mi hanno portato via
Non potranno mai togliermi la dignità
Perchè il più grande amore tra tutti
Sta succedendo a me
Ho trovato il più grande amore che c’è dentro di me
Il più grande amore è facile da raggiungere
Imparare ad amare sè stessi è il più grande amore tra tutti!

E se per caso quel posto speciale che hai sempre sognato
Ti  dovesse portare in un luogo solitario…
Trova la tua forza nell’amore
(traduzione della canzone di W. Houston- Greatest love of all)

http://youtu.be/1KjpyHX7X-o

Diventare Adulti…

La mia generazione, una volta compreso che doveva battersi contro le forme dell’autoritarismo, si è dimenticata, quando è diventata adulta (genitore, padre, madre, ecc)di essere autorevole.
Credo che l’intelligenza di un genitore si verifichi proprio in questa capacità di amare ciò che si allontana da te. Quando un genitore ama il controllo dei propri figli ama il suo egoismo. P Crepet

Giornata tipo di un adolescente:
Ore 7,15. A volte non riconosco il luogo in cui mi risveglio, a volte mi è troppo familiare.

Ore 7,20. In bagno avviene il primo impatto con lo specchio. Il mio volto, la mia figura, la mia immagine esteriore mi osserva attraverso quella lastra e sembra vedere nei luoghi più remoti di me stessa, mentre io ancora li conosco ben poco. Quell’immagine che mi guarda sono io. Ma cosa significa? Cosa? O meglio chi so io, chi è quella? Anche gli altri mi vedono così?

ore 8,10. Arrivo nel cortile di questo grande edificio chiamato “Scuola”. È qui che imparo a porre le basi della mia visione del mondo adulto, in cui adesso mi affaccio soltanto, ma in cui tra pochi anni dovrò entrare, é qui che mi distinguo, in mezzo a qualcosa che non mi appartiene ancora, ma verso cui mi sto dirigendo, che mi rifugio, trovando tanti elementi che mi accomunano agli altri, in questo percorso da seguire.
Giornata “tipo” di un adolescente:

Ore 8,20. In questo momento provo quella sensazione di oppressione che sentirò ancora molte volte nel corso della mattinata. Mi opprime l’idea che questa non sia una libera esperienza costruttiva, ma l’espressione di uno schema rappresentativo della società adulta. Questo comunque è il luogo dove dovrei formare la mia coscienza critica ed è perciò teatro dei miei cambiamenti quotidiani.

Ore 13,50. Uscendo dal portone, il cielo. Di nuovo me stessa per un po’. La caratteristica di comprendere noi, un lato bambino ed un lato maturo, ci distingue in un mondo di adulti a cui siamo destinati e ci porta a chiedere: “Chi siamo? Che ruolo abbiamo?”. Avvicinandoci a definire la forma della nostra sostanza, ci chiediamo, senza conoscere risposta, la nostra reale identità.
P. Crepet psicologo psicoterapeuta in diaologo con i giovani afferma:

 “In ogni minuto della vostra vita si verificano eventi, una sequenza continua di”fatti”, sono eventi che trovano tempo e luogo non solo nell’adolescenza umana, anche se, in seguito, lungo la vita adulta il ritmo degli accadimenti personali può tendere a rallentarsi con il tempo.

Quei fatti devono verificarsi, poiché si può crescere solo attraverso delle continue crisi, mai in un senso puramente lineare. Si cresce tramite delle esplosioni, nonché tramite dei tonfi, poi attraverso delle gioie immense, poi con degli enormi dolori.

Nella vita, la maturità si può raggiungere solo attraverso un percorso straordinariamente avventuroso. È lì tutto il bello della vita!

Noi siamo, fondamentalmente, ciò che abbiamo appreso. Abbiamo appreso qualcosa dalla mamma, abbiamo appreso qualcosa dal papà, abbiamo appreso dalla nonna, dalla zia, dal cugino, dall’ambiente, dal bar, dalla scuola, dai professori e dal loro sadismo. Per capire veramente chi siamo dovremmo compiere diverse manovre. Una di queste manovre potrebbe essere quella di tornare indietro nel tempo. Ad esempio: tornare indietro con la memoria al ricordo di una fotografia di una famiglia che non esiste più. Per capire chi siamo, dovremmo capire chi sono stati i nostri nonni, non ci basta comprendere l’identità dei nostri genitori. I genitori equivalgono a dei fatti di vita troppo freschi, possono riportarci, al limite, alla nostra quotidianità, non alla nostra storia.

La nostra storia corrisponde ai nostri nonni, ai nostri bisnonni.
Solo quando ci incontriamo con questi aspetti delle nostre origini possiamo capire veramente chi siamo.
La seconda cosa dovrebbe essere un’opera di spoliazione da una serie di cose, di aspetti, che ci sono stati messi addosso, come dei “cappotti”. Bisognerebbe fare come disse Michelangelo Buonarroti quando scolpiva le sue opere egli affermava di togliere solo del marmo, un po’ di materia, mostrando a tutti quel che si trovava dentro quel pezzo di marmo.
Questa è la più bella, credo, descrizione dell’identità personale. L’identità personale è ciò che si libera dall’interno di ognuno di noi, dopo che siamo riusciti a toglierci di dosso ciò che è inutile, fatuo, il preconcetto.

Dobbiamo liberarci da ciò che ci è stato messo addosso, che sono sempre le cose che vorrebbero gli altri per noi, non sono mai le cose che noi vogliamo per noi stessi.
Penso che voi siate stati cresciuti con l’idea che sia necessario eliminare il dolore dalla vostra vita. Voi giovani siete, perlopiù, passati attraverso una pedagogia della falsa felicità, non una vera pedagogia della vita, bensì una specie di fiction, una cosa da telefilm, da soap opera. Tant’è vero che i dolori, la morte, li avete sempre capiti ed interpretati come pura fiction, come eventi da romanzo.
Al contrario: il dolore è quotidianità. Il dolore fa parte della vita, non é una parte malata della vita, non sono macchie che dovremmo togliere dalla camicia, come se fossero qualcosa di ingombrante. È lo spettacolo della tragicità della vita. I Greci andavano al teatro ad assistere allo spettacolo della tragicità. La tragicità è qualcosa che non possiamo spalmare come la marmellata sul pane. La dobbiamo vivere. Vivere vuol dire prendersi cura anche del dolore che portiamo dentro di noi.

Se io crescessi con un’idea del dolore in stretta relazione della mia idea della vita, allora potrei conoscermi di più e avere meno paura della morte.
Il fatto è che il dolore è nella vita. In realtà, che cos’è la morte?

 È un’emozione. Il confrontarsi con la morte è un’emozione straordinaria, enorme.
Quante volte mi è toccato di sentire da genitori: “Sa, l’altro giorno è morto il nonno. Non l’abbiamo mica portato mio figlio. È troppo piccolo, sarebbe stata un’emozione troppo grossa”. Pensate che sacrilegio. Avete tolto a quel bambino per sempre un’esperienza straordinaria, che è quella di dire: “È morto?! E ora dove se ne andrà? Dove si va a finire dopo? Con chi andrò a comprare le paste? Qual è la vita che mi rimane? Cosa mi ha lasciato?” Mi spiego? Questo è il senso della vita, non è un puro parlare della morte. È dare, al contrario, un senso alla vita che rimane.
Quindi  anche il trauma della morte può avere un aspetto positivo?

 Il trauma possiede sempre un aspetto positivo, poiché la vita è al lordo di tutto. È inutile che stiamo lì a togliere una cosa o un’altra.
chi è che ha il diritto, se esiste mai questo diritto, di cancellare dalla memoria di un uomo quell’esperienza? Guai, se qualcuno di noi disponendo di una neurochimica avanzatissima o di strumenti speciali per poter cancellare quella memoria volesse farlo!
Ciò vorrebbe dire uccidere l’umanità stessa. L’umanità é fatta anche della memoria di un dolore, della memoria della nostra cattiveria, del limite stesso dell’umanità. Questa è parte della nostra vita!!!
Il dolore non corrisponde mai solo ad una pura perdita? Può essere una perdita e un’acquisizione. Questa è la cosa importante da tenere in considerazione…

…La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita sua non è che nel mondo esiste il dolore, ma che dipende da noi trarne profitto, che ci è consentito trasformarlo in gioia… R Tagore
 Come influisce il rapporto tra genitori e figli sulla crescita personale:
Le scelte dei genitori possono influenzare la crescita dei figli,spesso i figli fanno proprio il contrario di ciò che i genitori hanno deciso per loro.
Ma in che misura l’irruenza dei genitori può influire sulla vita futura del ragazzo?
I genitori non sono tutti dei buoni genitori. Alcuni sono positivi, non creano vuoti. La droga,ad esempio, è ciò che si usa per riempire un vuoto. Tant’è vero che si chiama ‘buco”. Metaforicamente parlando il “buco” è un vuoto, e ci metti dentro l’eroina per riempirlo. Il giovane tossicodipendente si illude che quel vuoto possa riempire, mentre quel vuoto è un vuoto di affetto, di emozioni, di coccole.
Un libro molto carino che è “Enciclopedia dell’adolescenza”, edito da Einaudi, il cui brano che vorrei proporvi è Complicità dice:

“Guardo dalla finestra dello studio di mio papà. C’è il vento, gli alberi si scatenano. Guardo i suoi libri, le sue notazioni prese su bigliettini sparsi sulla scrivania. C’è anche una frase in latino con la traduzione: “Tanta è l’arte che l’arte non si vede”. Io da grande vorrei essere come lui, come il mio papà, perché ammiro la sua fede in quello che fa. Lui ama la letteratura, l’arte, lui ha degli occhi blu pazzeschi, sempre in cerca di cose nuove, di piccoli particolari che gli arricchiscono lo spirito. Tra me e lui c’è una bella intesa, forse perché quando ero piccola siamo stati molto insieme e insieme inventavamo dei giochi che solo noi due conoscevamo. Poi sono cresciuta. Sono cresciuta e i nostri giochi, senza che ce ne siamo accorti, lentamente sparivano nelle nostre vite.”

Questo è un passo bellissimo, sul significato di essere un padre, la necessità di essere così. Questa complicità può creare un pieno, non un vuoto. Poi nella vita farai quello che ti pare, ma avrai questo pieno dentro. Farai l’artista, farai quello che vorrai. Potrebbe darsi anche che quella voglia di essere come tuo padre possa mutare nella vita, diventando un’altra cosa. Ma avrai sempre questo grande pieno dentro.
Questa è una cosa stupenda. Questa complicità la cerchi negli altri. Se ti hanno insegnato il segreto delle emozioni, poi le cerchi nella vita. Non ti accontenti di una roba mediocre, di un giovanotto qualsiasi, vuoi il grande amore. E non hai paura di perderlo perché sai che ne potrai trovare altri. Questo è eccezionale.
Quanti papà sono così? Quelli che arrivano alle dieci e mezza la sera, stanchi, bolsi, arrivano lì, si mettono davanti alla televisione, non ascoltano niente. Quello cos’è? È un padre quello lì? È uno spermatozoo, cresciuto e basta. Che rapporto puoi avere con un padre così? Nessuno. Non é emozionante un padre così, é un produttore di vuoti.Ci sono dei genitori che riescono a fare in un week-end quello che non hanno fatto nei cinque giorni precedenti. Ma almeno un week-end ci deve essere. Quest’idea che il padre sia una figurina, da mettere come un poster, questa è un’idea che funziona quando tutto va bene, ma poi, quando hai un problema davvero, non hai più bisogno di una figurina e non hai più bisogno di venti minuti a cena. Hai bisogno di qualche cosa. E allora un padre lo deve capire. Non quando glielo chiedi tu, lo deve capire prima che tu lo chieda, questa è la nostra sensibilità di adulti.

“Regala ai bambini radici profonde, da grandi avranno le ali.” R.Tagore

 leggi qui l’intervista completa http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=183

La Corteccia e l’Essenza di un “Noi”

Noi che abbiamo imparato a dosare parole, gesti, sguardi per amarci senza più ferirci…

Noi che siamo ancora qui…

Noi che nei giorni d’estate abbiamo avvertito qualcosa di più, dietro le nostre apparenti diversità…e trovato ancore dove tenerci saldi nei momenti di alta marea.

Noi che abbiamo sentito che eravamo “diversi” ma ci emozionavano gli stessi tramonti, e navighiamo nello stesso mare, col cuore aperto anche se fà male…
Noi che abbiamo imparato a dare lo stesso sapore a gioia e dolore….
Noi che abbiamo imparato a mettere radici in nuovi suoni di una canzone,nuovi nutrimenti al nostro vivere quotidiano, nuove boccate d’ aria da prendere a piccoli sorsi…

Noi che abbiamo trovato il coraggio di “ vivere tutto, vivere dentro ogni cosa” dietro ciò che ci rende unici…nel bene e nel male.

Noi che oggi non abbiamo bisogno di grandi parole per saperci vicini…

Noi che oggi ridiamo insieme perché ci siamo conquistati nel rispetto delle nostre libertà di sentirsi “ differenti” senza farne un dramma…

Noi che forse ancora ci allontaneremo quando sentiremo forte il bisogno di stare vicini,ognuno al proprio modo d’essere…

Noi che ci abbiamo creduto anche quando non sembrava possibile…e  quando è stato reale abbiamo smesso di crederci, per imparare  poi a  reinventarci!

Noi che non misuriamo assenze e presenze per rispettarci ma che ne riconosciamo ogni singolo valore…
Noi che siamo complici a volte, amici a volte, amanti a volte…ma che coniughiamo tutti i tempi ed i modi della vita insieme

Noi che siamo figli del nostro “amore” e genitori di sogni infiniti…
Noi che ci addormentiamo mano nella mano…
Noi che siamo parole mai a caso…
Noi che abbiamo impiantato le stesse radici in questo volersi bene, senza aspettative né imposizioni, dove i rami della pazienza vedranno sbocciare i frutti, quando i tempi saranno medesimi e maturi per entrambi

Noi che siamo io con il mio ordine e tu con tutti i tuoi fogli sparsi che aspettano un destino,una fine…

Noi che sfogliamo ancora ricordi riascoltando canzoni in vinile…

Noi che siamo un “noi” che bisognava capire… ascoltare, lasciare libero di volare…
Noi con la luce negli occhi ed il sorriso spalancato nel cuore

Noi con due corpi ed un’unica anima  che abbraccia l’universo che ci sta intorno!

Vite allo sbaraglio

‘Se ognuno di noi guardasse nel proprio cuore, se fossimo tutti cittadini del mondo, e non ci fermassimo al volere del nostro ego, ma avessimo una veduta cosmopolita, il mondo sarebbe un posto migliore dove vivere,” scrive Jhonny Ramone -blogger

Cresce di giorno in giorno l’insofferenza per le disuguaglianze.

La società, infatti, ha le fondamenta scosse, vengono a mancare le certezze essenziali, come essere “esempio ” per i giovani?

Vacillanti e sfiduciati, si RINUNCIA sempre più a quel compito /dovere di educare le nuove generazioni ai valori solidi e “regole di vita”.

In questo circolo vizioso, dove sembra essere morto il SENSO COMUNE, la solidarietà, il rispetto delle opinioni/credo altrui, come invertire il senso di marcia e creare un circolo virtuoso?

Come non interrogarsi se, restare e continuare a credere nei propri valori, cercando di impiantarli nei figli, oppure andare altrove?

Impiantare qui i semi di una robusta coscienza ecologica e sociale, scevra di ogni egoismo e di ogni pigrizia, qui dove le cattive abitudini sono ancoraggi e metodologie quotidiane dure a morire, poiché attaccate dal virus della poca volontà e scarsità d’impegno, forse, è una “mission impossible”.

Far morire la mentalità del “camorrista” nei figli di camorristi, che hanno respirato ed impresso nel dna, la trama fitta di scene, vissuti, che condizionano per sempre la loro vita, ereditando lo scettro di arroganza e supremazia su gli altri, trasferendo loro la percezione di comando/violenza sul prossimo.

Come, cambiare un “imprinting” è impresa ardua…

Come capovolgere questa realtà, è forse, utopia, sogni dove respiriamo boccate di speranza…

Oltre il confine dell’inciviltà ed invivibilità cui assistiamo in questi ultimi tempi, cui io sono solo una delle tanti testimoni è facile ed immediato immaginare, fuggire in un’altra dimensione.

“Parti se vuoi un futuro” ! sembra essere un imperativo, non una scelta.

Così anche Federica Bianchi, giornalista dell’espresso, esprime in un post del suo blog:

“Il nostro Paese non è più in grado di offrire un futuro migliore alla maggioranza dei suoi cittadini. I salari sono infinitamente bassi a fronte di servizi insufficienti.

Il posto fisso tanto sostenuto dai sindacati imbriglia le carriere di troppa gente, privilegiando anzianità e gerarchia alla bravura.

Niente di nuovo.

Ciò che è nuovo è la diffusione del fenomeno che ha raggiunto dimensioni tali da paralizzare il Paese.

Se avete meno di trent’anni, partite all’estero!

In molti paesi, dall’America, alla Cina, passando per il Nord Europa e perfino l’Africa, ci sono molte più opportunità.

Cosa vi sta dando l’Italia che valga tanto la pena di restare?

Qualcuno può rispondermi?

Il posto fisso italiano, da sinonimo di felicità è diventato sinonimo di frustrazione.

Non cadete nella trappola.

Sacrificare i propri ideali quattro euro -perché in Italia, al di fuori delle caste, sono davvero quattro – non vale una vita.

Ma Internet offre una finestra meravigliosa su un mondo dove c’è ancora posto per chi ha qualità e ambizione.

E capi  con il coraggio di valorizzarle.”

Io vorrei avere la forza ed il coraggio di voltare pagina, di restare in questa melma di sabbie mobili degli orrori, e piantare piantagioni di giustizia, onestà, solidarietà, speranza. Voglio “essere goccia nell’oceano del mare della vita possibile e della condivisione” non mi curar di loro e continuare a nuotare controcorrente, alla ricerca di altre gocce…come diceva Beata Madre Teresa

Io Vorrei che i giovani imparassero da questo presente,ad essere quello che (non) vogliono essere, magari proprio dalle brutture dei loro genitori/professori/amici, dai torti subìti,affinché ognuno diventi la luce, il cambiamento che vuole vedere accadere nel mondo.

Solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose, visto che tutte le rivoluzioni non hanno cambiato un granchè
Tiziano terzani.

Il cambiamento intenzionale

Si può cambiare il mondo solo cambiando noi stessi… Esiste un cambiamento occasionale ed inconsapevole, che è insito in ogni fortuita esperienza dl proprio singolare vivere quotidiano, ed un cambiamento intenzionale che, voluto consapevolmente dal soggetto che cambia, è destinato ad ampliare e modificare radicalmente non solo il suo repertorio conoscitivo, ma il suo modo di osservare e costruire la realtà nella quale è immerso, ossia a trasformare il proprio modo di essere.Ogni cambiamento intenzionale, ci obbliga a diventare consapevoli non solo delle nuove conoscenze di cui prendiamo “possesso” bensì di come “imparando” cambiamo e ci trasormiamo, di come all’interno di uno scenario di progetti ed azioni siamo constantemwente impegnati ad interpretare il mondo e dargli forma. Non solo solo gli oggetti ed i fatti che contano, ma i significati che ad essi vengono attribuiti e che ogni nostra trasformazione interiore è un rimandare indietro in modo costante ad una nuova e consapevole azione sul mondo. Come diceva Montaigne.. sono le emozioni che ci tengono prigionieri che ci orientano nella vita e nelle nostre decisioni, poichè ogni emozione rivela i nostri fondamentali bisogni, ciò che è essenziale per noi. E’ l’emotività che organizza la geografia delle nostre rappresentazioni mentali che a sua volta danno certe inclinazioni ed un certo tono alle emozioni stesse…per cui si apprende realmente solo quando le ns emozioni vengono messe in gioco, quando sono espresse liberamente. Molti sono contagiati dalla cultura di ottenere risultati con il minimo sforzo… di fare cose in economia di energia o di evitare certe situazioni dolorose che causano sofferenza. Ogni dolore, ogni nuova esperienza, ci costeringe ad uscire fuori da noi stessi, a crescere a confrontarsi, poichè è l’unico modo di vivere sta nel rischiare di farsi contagiare dalla vita, anche quando ciò comporta il dover accogliere momenti difficili e di profondo disagio.

Il guerriero della luce ha appreso che Dio si serve della solitudine per insegnare la convivenza. Si serve della rabbia per mostrare l’infinito valore della pace. Si serve del tedio per sottolineare l’importanza dell’avventura e dell’abbandono.Dio si serve del silenzio per fornire un insegnamento sulla responsabilità delle parole.Si serve della stanchezza perché si possa comprendere il valore del risveglio. Si serve della malattia per sottolineare la benedizione della salute.Dio si serve del fuoco per impartire una lezione sull’acqua. Si serve della Terra perché si comprenda il valore dell’aria. Si serve dela morte per mostrare l’importanza della vita.Paolo Coelho

Voi siete il vostro desiderio stimolante e recondito. Il vostro desiderio è la vostra volontà. La vostra volontà è la vostra azione. La vostra azione è il vostro destino.

Brihadaranyaka Upanishad

Quello che facciamo dell’Amore

Dimmi a che serve restare lontano, in silenzio a guardare la nostra passione che muore in un angolo…
E dimmi a che serve sperare se piove e non senti dolore
come questa mia pelle che muore..
che cambia colore

Non voglio stare sulla soglia della nostra vita,guardare che è finita

Nuvole che passano e scaricano pioggia come sassi,e ad ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi, la strada che noi abbiamo fatto insieme
gettando sulla pietra il nostro seme, a ucciderci a ogni notte dopo rabbia

gocce di pioggia calde sulla sabbia
amore, amore mio, dimmi a che serve sperare
se piove e non senti dolore…

Questa passione passata come fame ad un leone dopo che ha divorato la sua preda ha abbandonato le ossa agli avvoltoi…
tu non ricordi, ma eravamo noi,
noi due abbracciati fermi nella pioggia
tu non ricordi, ma eravamo noi
noi due abbracciati fermi nella pioggia…
Cade la pioggia e questa pace
è solo acqua sporca e brace
c’è aria fredda intorno a noi…

La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto,scrivi tu la fine
io sono pronto

*tratto dalla canzone “Cade la pioggia” di propietà dei Negramaro