Non più Dimessa

Una sinfonia…
Una lacrima…
Un ricordo…
I calzari consumati dal terrore, l’immagine  di una donna stropicciata  dalla sofferenza di non poter essere sè stessa, la paura veste tutti allo stesso modo e irrigidisce i volti.
Ogni donna è chiamata a fare festa,ognuna vuole abbandonare per strada quel velo e lasciarlo nel vento di quello che è stato e mai più sarà… Oggi siamo icone di eccellenza e non è più di moda  abbassare lo sguardo. Oggi siamo promotrici della rivoluzione, dell’incalzare ribellione…
Aperte le ali del sogno la forza ci incise l’anima a tempo indeterminato, un impeto che sembra non aver mai sottratto una  così significativa convinzione  dell’essere. Il muro della censura ha cominciato ad incrinarsi,  e la gente ha  aperto gli occhi.  Siamo brave noi a fiutare il vento, a percepire i desideri di libertà d’espressione. Siamo brave noi, a non abbassare quello sguardo, a non essere geisha delle convenzioni, dei pregiudizi, a non arrendere il respiro e cedere la mano. “L’urlo a forza di vita spezza il mare incontestato  dell’indecenza e trova nella pietra del fondamento la grazia dell’affiorare.”

Tra le due sponde del Mediterraneo  c’è un mare d’infomazione che attende che il Mondo sappia… C’è un mondo in movimento, non stiamo alla finestra!
Tra gli orti  degli eventi, donna  tu sei la docile radice tuberosa confitta nella terra,ti vedo come l’ombra del vino nel bicchiere, il sapone che lava questo mondo dall’ ignoto, il miele  che gli ridona dolcezza e misura, nelle stanze mezze chiuse del sapere.

Sei lingua di sutura del riposo dei bambini, un giro in passerella col vestito nuovo , quello che osa e fa parlare di te, senza più alcuna repressione.

Il tuo sguardo progressista colleziona successi per un futuro in vista di sviluppo ed integrazione. Hai liberato i discorsi “razzisti” ,non hai dato tregua alla finta tolleranza, hai impiantato un nuovo credo in una terra. Perchè l’unica sottomissione che l’uomo conosca e conoscerà è quella a DIO!

Quando il peggio accadrà, rammenterò a me stessa che posso e voglio superarlo.

Sono rimasta sbalordita dalla grande forza che ho scoperto in me stessa e nelle persone disperate che ho conosciuto.
Ora so che, per quanto terribili siano i problemi che mi si prospettano,esiste in me una forza inesplicabile e una gioia futura. E, certamente quella stessa forza la possedete anche voi.(Helen Exley)

Vogliamo Diritti Umani non Olimpiadi

 

Non ho nulla di nuovo da insegnare al mondo.

La verità e la non violenza sono antiche come le montagne.
Gandhi
La verità della pace non può accettare di farsi servire dalla violenza.

Ciò che sta sconvolgendo i popoli del Tibet e della Cina ci pone una Grave questione mondiale, un’interrogazione profonda che forse un occidentale, difficilmente preso dal suo tram-tram è disposto a porsi, perché costa fermarsi, impiegare un po’ del suo “prezioso tempo” per qualcosa di drammatico e inaccettabile a chilometri di distanza…

Ma chi fa questo passo, chi crea questo ritaglio di spazio sicuramente si chiederà se in queste sommosse, regolarmente soffocate nel sangue, non ci sia qualcosa di più profondo della forza della disperazione, qualcosa di ben più nobile di una umana, comprensibilissima esasperazione.
Il fatto che, folle di giovani e meno giovani, di monaci e di civili si ribellino con proteste prive di qualsiasi possibilità di successo, andando incontro a feroci repressioni, può sorprenderci.
Di fatto, decenni d’indottrinamento ateista non hanno arrestato il crescere della popolazione nei monasteri, le uniche comunità umane che aumentano i propri membri non per generazione fisica ma per libera adesione interiore; anni di sistematica immissione di migliaia di persone di etnia, lingua e costumi diversi non hanno intaccato l’identità profonda di un popolo.

 

 

 

Né tantomeno lo sfruttamento violento e perpetuo del sottosuolo, l’emarginazione della pastorizia, non ha contaminato il rapporto dei tibetani con la loro terra, così come non lo ha attenuato l’esilio obbligato cui sono state costrette intere masse.

È proprio questa vita tenacemente differente che ha sussulti periodici di riaffermazione, l’incontenibile ricerca della boccata di ossigeno di chi è costretto a vivere in apnea…

E non si riflette se il risultato può essere una repressione ancora più dura. Si agogna unicamente all’ossigeno, a quell’aria pura che è il proprio patrimonio vitale.

Nonostante la meticolosa cernita delle immagini compiuta dalla televisione di Stato cinese per imputare esclusivamente ai tibetani le violenze, l’unico gesto violento di cui è co-protagonista un monaco è l’abbattimento di una porta a calci – quanto da giovani tibetani nei giorni scorsi.

Credo che i monaci e i civili tibetani non si ribellino nella vana speranza che il mondo occidentale metta da parte i propri interessi mercantili e obblighi la Cina ad alcunché: li hanno già sperimentati e conosciuti a più riprese, il nostro modo di restare a lungo in silenzi complici, il nostro gridare sterili condanne di principio, il nostro calcolo di opportunità, la nostra capacità di voltare la testa dall’altra parte, il desiderio che lo spettacolo, anche olimpico, continui.

Ma quegli ESSERI UMANI credono in principi per cui vale la pena vivere e morire, si rivoltano per ribadire che esiste «qualcosa per cui vivere, abbastanza grande per cui morire», manifestano per un’esigenza intima di giustizia, di affermare e compiere ciò che è giusto, a prescindere dalla possibilità effettiva di ottenere la giustizia invocata.

Sono Uomini che lottano ogni giorno per disarmare se stessi, per far tacere la propria aggressività e così indicare a tutti ciò che parrebbe utopico, senza luogo di realizzazione, ma che invece è possibile, anche se mondanamente non vincente.

Sì, l’uccisione della diversità ostinata di una cultura di pace è quanto anche i tibetani temono ancor più della morte fisica.

Soffermiamoci un attimo e riflettiamo, mentre la fiaccola delle Olimpiadi è spenta…

Sì, i veri monaci sono spesso umiliati, a volte perseguitati ma, anche se obbligati a tacere, gridano con il loro silenzio la verità, una verità a servizio dell’uomo. Battito di una vita “altrimenti”.
 

Per chi non abbassa lo sguardo e vuole guardare la Verità:

La documentazione inedita sulle violenze in Tibet

Il Dramma dell’ abuso sui minori

Se è vero che la formazione d’un individuo è un percorso lungo una ventina d’anni fatto di vissuti che lo spingono ad evolvere sino al divenire “persona” adulta comprendiamo subito come l’essere umano sia in realtà una strutturazione d’esperienze del passato rappresentate olograficamente nel presente.

Quanti sono i bambini picchiati, violentati, sfruttati, costretti a lavori d’accattonaggio, molte, troppe volte da chi gli è vicino, ed è un familiare ?!

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Come un’esperienza così drammatica vissuta da un indifeso individuo possa conseguentemente deformarne il regolare processo di formazione dell’ essere.

Perpetuare un abuso ad un bimbo equivale a dispensare deformazioni di percezione e di comunicazione da e verso l’ambiente all’individuo “adulto” di domani.

In ogni parte del mondo gli occhi innocenti dei bambini, in molte persone, non riescono affatto a sciogliere l’arido animo competitivo, per far posto ad una “naturale” sensazione di pace e tenerezza.

Chi abusa, infatti, ha un modo tutto suo di vivere/sentire la sessualità. Come se ritenesse legittimo abusare sui minori.

In realtà sono individui con un evidente bagaglio di disagio percettivo –comunicativo.

Spesso ha subìto a sua volta vissuti che lo hanno reso a sua volta “vittima” di un circuito vizioso e condotto ad un tale percepire “distorto” diventandone poi il “carnefice”.pedofilia__.jpg

L’incapacità dell’ambiente che ci circonda di inibire gli atteggiamenti di tali individui, sia per assenza, sia per handicap, piuttosto che per ostilità, remissione,o semplice vergogna/ paura, fanno da sfondo a tali drammi.

Non è più solo una questione di società d’appartenenza, di classe o di cultura.

La violenza sui bambini oramai è diffusissima, più di quanto gelide statistiche riportino con agghiacciante drammaticità.

Come riporta il dott. Sergio Puccelli, psicoterapeuta, in un suo articolo:

la maggior parte degli autori di reato è invece persone conosciute dalla vittima come amici di famiglia, insegnanti, parenti e solitamente tra i 30 e i 35 anni”

Forse, il motivo d’una sì grande diffusione del fenomeno è dovuto in gran parte proprio alla nostra incapacità di percepire l’entità della sua diffusione, con la triste conseguenza di non riuscire a prevedere il pericolo incombente sul futuro, poiché questi minori sono il nostro futuro!

Questo Blog aderisce con convinzione all’iniziativa: Blogger contro gli abusi sessuali sui minori.

Poiché: ” Il modo migliore per impedire un abuso, quando il genitore o colui che si prende cura non è presente, è quello di fornire ai bambini le conoscenze necessarie a proteggersi.

La prevenzione essenziale può essere insegnata senza parlare di abuso.

I bambini non hanno bisogno di sapere cosa è un abuso e chi sono i pervertiti,  piuttosto che cosa fanno e perché lo fanno.

Cosa fare per aiutare un bambino vittima di un abuso:

Il trauma di un bambino che segnala l’abuso è molto reale. Se ciò accade, la prima cosa da fare è di rimanere calmi e appoggiare il bambino. Bisogna dare al bambino la possibilità di dire a modo suo che cosa è accaduto. Non bisogna avere reazioni eccessive e non bisogna criticare il bambino in alcun modo.

Il Bambino ha bisogno di sentirsi dire:

* Che gli credete e che siete felici perché ve ne abbiano parlato.

* Che non ha fatto nulla di male.

* Che farete tutto ciò che potete per fare in modo che ciò non accada di nuovo e che farete tutto il vostro possibile per aiutarlo.

* Non promettete al bambino che farete qualche cosa di specifico. Potreste non essere in grado di mantenere quella promessa.

* Bambini che segnalano un abuso fisico e sessuale devono essere esaminati da un medico. Se possibile trovate un medico che il bambino conosce o uno che ha esperienza nella gestione di queste situazioni.


 

Non ci resta che rabbia?

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Quante strade deve percorrere un uomo
prima di essere chiamato uomo?
E quanti mari deve superare una colomba bianca
prima che si addormenti sulla spiaggia?
E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone
prima che verranno abolite per sempre?

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere ancora il cielo?


E quante orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?

E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?


E per quanti anni può la gente esistere
prima di avere il permesso di essere libera


E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere


La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,
la risposta sta soffiando nel vento

BOB DYLAN – BLOWING IN THE WIND

 “Grandi menti discutono di idee, menti mediocri discutono di eventi- diceva Eleanore Roosvelt- piccole menti discutono di persone”, cercano invano colpevoli senza responsabilizzare/si, mentre in ginocchio c’è una città che strepita, scalpita, perché soffoca, è abbandonata ad un destino infame, con unghie cerca di difendere un anelito di sopravvivenza, perché dentro non vuole morire!

Vivo da anni in un’altra città, Nonostante Napoli è la mia città Natale.

Sono distante dalla mia Napoli solo 23 km, una distanza fisica che non mi impedisce di soffrire, piangere e tremare per ciò che mette con le spalle al muro e fa implorare in ginocchio la gente, quella che in tutta questa storia non c’entra niente!

Napoli, voglio vederti rinascere!


Giorno per Giorno…i semi del cambiamento

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 Di fronte ai grandi enigmi antropologici culturali, agli orrori su cui ogni uomo si domanda circa la propria responsabilità/capacità di poter cambiare lo stato delle cose…

Davanti al dibattersi della coscienza nel sentirsi  piccola ed impotente nell’agire, sorge un seme di pensiero, un azione che è “Diventare parte attiva nella risoluzione di questi problemi. 

La costruzione di una civiltà umana basata sul rispetto del mondo che ci circonda nella sua totalità prescinde da qualunque credo (il fatto che privati di ossigeno non possiamo più respirare, del resto, è un dato empirico e non un atto di fede).

Il perseguimento di un obiettivo comune inoltre rappresenta una risposta a chi paventa scontri di civiltà tra popoli legati a diversità culturali inconciliabili.  

“I semi del cambiamento. La Carta della Terra e il potenziale umano”  è una mostra fotografica e documentaria sulla Carta della Terra e il potenziale umano,  ideata e sviluppata dalla Soka Gakkai Internazionale e dall’Iniziativa per la Carta della Terra come contributo al Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nell’Agosto del 2002.  Questa iniziativa mondiale, rivolge l’ invito ad ogni uomo a gettare dei semi all’interno della propria realtà per avere un mondo più giusto.

Il valore e la creatività del singolo individuo, così celebrati, non appaiono “schiacciati” nell’atto di perseguire un bene comune, rappresentano piuttosto una piccola spinta in grado di innescare un “effetto domino” destinato a sconfinare in eventi di maggiore portata.

La SGI, presieduta da Daisaku Ikeda, basa tutte le sue attività su tre cardini fondamentali: la Pace, la Cultura e l’Educazione. Lo scopo della mostra è far conoscere i principi della Carta della Terra e le azioni della gente comune dando il senso di poter fare qualcosa anche nel proprio piccolo e sensibilizzando i partecipanti a valorizzare le proprie azioni per uno stile di vita sostenibile. I computer e le tecnologie della comunicazione non possono sostituirsi al contatto umano diretto, l’unico che costringe a confrontarsi davvero con se stessi.

Solo il crudo senso della realtà e la capacità di rispondere in modo non mediato alla vita e al dolore possono rinfrescare l’opprimente mondo virtuale, e farci sentire come nostri le ferite e il dolore degli altri, sviluppando una sensibilità che rappresenta forse l’unico grande deterrente alla guerra.

È solo entrando nella comunità e partecipandovi che gli individui possono raggiungere un solido senso di identità, situando la loro vita e la loro morte all’interno di un più vasto insieme che dà loro significato

57492461_07c75e1fe8_m.jpg  Il messaggio della mostra è sintetizzato nel pannello finale:  

“TU PUOI”, attraverso azioni quotidiane e locali si possono effettuare cambiamenti incredibili e altrimenti impensabili.
L’allestimento comprende anche la proiezione di un video: Quiet Revolution, Una rivoluzione tranquilla; una voce fuori campo (Meryl Streep nella versione originale) narra tre storie che raccontano che cosa può fare la gente comune di fronte ai grandi problemi. 

 Di seguito il link del filmato:

http://www.sgi.org/do/ngo-resources/aqr.html

Urlate “Free Burma”!

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 Da Londra a Sydney e Seul la gente è in piazza per sostenere i dissidenti del regime militare.

Il corriere della sera, conferma la notizia che sta facendo il giro del mondo: in Birmania Internet viene oscurato dal regime, nel resto del mondo siti e blog si tingono di rosso in segno di solidarietà al popolo birmano.
I militari cercano con ogni mezzo di impedire che le notizie su quanto sta accadendo escano dal Paese: all’avvio delle proteste hanno iniziato a negare ai giornalisti stranieri il visto d’ingresso, a interrompere i collegamenti dei cellulari dei maggiori attivisti democratici e a oscurare molti blog dove i cittadini rivelavano al mondo quello che stava succedendo.
Anche a Giakarta ,  è iniziata la grande marcia di solidarietà per monaci del Myanmar.Blogosfere invita la Rete e i blog ad unirsi per fermare azioni estreme e violente nei confronti della popolazione civile e dei reporter, che hanno il diritto di fare informazione senza mettere in gioco la propria vita. Attraverso un gesto simbolico, si potrà manifestare solidarietà nei confronti di una popolazione vessata da una dittatura fortemente repressiva in cui interessi economici e politici hanno il sopravvento sui diritti umani. Indossa una maglietta rossa, o del nastro rosso che segnala l’ interesse per gli altri e l’ amore per la libertà.  Oggi indossiamo la solidarietà alla protesta pacifica e  mostriamo indignazione per la violenza! Mettiamo sul nostro blog un immagine-simbolo, che dichiara il nostro impegno e la nostra partecipazione al meme che incollo (integralmente come da istruzioni) qui sotto.  

 

Fatelo anche voi! 

Help the People of Burma (Birmania)banner-birmania.jpg

ecco la Realtàhttp://www.flickr.com/photos/naingankyatha/

Se vuoi la Pace prepara la Pace

Kofi Annan aveva identificato tre valori chiave per le Nazioni Unite: integrità, rispetto per l’individuo, rispetto per la diversità. Ma nessuno, di fatto, pareva riuscisse a seguire questi valori e tutti si lamentavano, anche se il loro significato sembrava palese. Il punto è che i valori non hanno significato proprio; se non specifichiamo prima che cosa significano per noi, restano delle mere astrazioni. Spesso si enunciano i propri valori  ma non si sa cosa comporterà, concretamente,  per attuarli. Non si specificano le azioni da  intraprendere né quando si potrà dire che un valore è stato realmente attuato. In fondo i valori sono parole. Non si concretizzano per magia o perché sono stati dichiarati. C’è di più. Attuare valori richiede anche il possesso di specifiche competenze che non è detto che le persone posseggano. Eppure sono proprio i valori e quel senso più alto che fanno conferire significato al lavoro quotidiano, sino a completarlo e trascenderlo al proprio “essere”. “Risvegliare” tutti i livelli (neurologici) del nostro essere per diventare consapevoli di chi siamo (o chi decidiamo di diventare) nelle performance che veniamo chiamati a realizzare è l’imperativo interiore di ogni essere umano. Il tam tam mediatico ed il silenzio assordante dei senza voce apre sempre più un netto contrastante divario dalla “realtà”. 

La mondializzazione in atto, di fatto, va di pari passo a quella che possiamo chiamare atomizzazione dell’essere. Siamo sempre più delocalizzati. Sfuma il nostro legame con il territorio, tutto è sempre più globale. Gli esempi sono sotto gli occhi di chiunque: la frutta del mercatino rionale proviene  da un altro continente, la macchina che guidiamo è coreana, i programmi televisivi  format americani.

Il rischio è che l’individuo diventi un solitario, un orfano, che perda il suo legame con il mondo.C’è chi parla di decreazione umana, in quanto l’uomo è tale come essere sociale, e se perde la sua socialità perde il suo essere uomo. I primi rischi di questo fenomeno sono la disattivazione della democrazia, che si fonda sulla partecipazione popolare, e la sua implosione. È in atto un processo di desertifizione della storia perché, secondo questa logica, non vale la pena occuparsi degli altri e dunque non vale la pena pensare all’avvenire. Chi ha combattuto una vita per questo era Raoul Follereau, uno straordinario esempio di generosità e di coraggio, nonché un vero e proprio faro per tutti quelli che hanno a cuore le sorti del mondo e dei diseredati. Per tutta la vita Follereau denuncerà l’egoismo di chi possiede e di chi è potente, la vigliaccheria di “coloro che mangiano tre volte al giorno e s’immaginano che il resto del mondo faccia altrettanto”. Senza posa, egli suscita iniziative originali, dichiarando: Nessuno ha il diritto di essere felice da solo” e cercando di instaurare una mentalità che porti le persone ad amarsi le une con le altre.

Il flagello della guerra faceva orrore a Raoul Follereau, perché egli puntava sull’amore. Con la forza delle immagini di cui aveva il segreto, scrive: Avete visto una frontiera? È una barriera di legno con i poliziotti da ogni lato.

Da ciascuna parte, gli alberi sono gli stessi e il cielo è lo stesso, la gente si parla sopra la frontiera e si dà la mano… Fino al giorno in cui gli uomini che li governano li vestono qua di blu e là di rosso e ingiungono a loro di uccidersi. E si uccidono.

Cosciente delle minacce atomiche che incombono sull’umanità, lanciava nel 1949 la sua campagna Amarsi o sparire, con un manifesto Bomba atomica o carità, in cui scriveva: Catena di morte o catena d’amore.

La Regina Elisabetta riprese lo stesso pensiero e gli stessi termin nel suo messaggio annuale al Commonwealth.

Fu allora che egli proferì il grido appassionato Bisogna mobilitare le coscienze, un grido che è stato considerato come un appello a una sorte di obiezione dì coscienza affinché gli scienziati del mondo blocchino l’ingranaggio della morte.

Conosciamo i due appelli de Raoul Follereau ai leader dell’Est e dell’Ovest: Datemi ciascuno un bombardiere, uno solo… prendendo così sui bilanci di morte la parte dei poveri, degli oppressi.

Poiché i suoi appelli ai due grandi sono rimasti senza risposta, con ostinazione scrive al Segretario generale dell’ONU per chiedere che tutte le nazioni decidano che ogni anno, in occasione della Giornata mondiale della Pace, prelevino dai loro bilanci il costo di un giorno di armamento per lottare contro la miseria, fonte di conflitti nel mondo.  Un giorno di guerra per la pace!Raoul Follereau chiede ai giovani di appoggiare la sua richiesta mandando delle cartoline:Siete voi, che direte no al suicidio dell’umanità. Circa 100.000 giovani di 55 paesi hanno subito scritto all’ONU. 

Gli ultimi 16 anni della sua vita, Raoul Follereau scrisse un appello annuale ai giovani. Nel 1977, anno della sua morte, il suo messaggio prese la forma di un testamento alla gioventù del mondo di cui fa la sua legataria universale. Cito queste righe:

Giovani di tutta la terra, sarete vo ia dire no al suicidio dell’umanità. Amarsi o sparire; Amarsi gli uni gli altri. Non a certe ore, ma tutta la vita.

Di fronte alla complessità, al groviglio dei problemi, siamo tentati di dire a noi stessi: la pace dipende da mani più esperte dalle nostre. Certo, la pace ha bisogno di specialisti, ma essa è anche nelle mani dì tutti noi, passa attraverso mille piccoli gesti della vita quotidiana. Ogni giorno, nella nostra maniera dì vivere con gli altri, scegliamo di essere pro o contro la pace.” A questo scopo che ho fondato l’Ora dei Poveri, che domanda a ciascuno di devolvere almeno un’ora all’anno del suo stipendio a sollievo degli infelici. Gesto semplice, facile a farsi, alla portata di tutti, ma che porta in sé un significato commovente. A servizio di quelli che egli chiama “la sofferente minoranza oppressa del mondo”, Raoul Follereau ha percorso 32 volte il giro del mondo, visitando 95 Paesi. E’ senza dubbio l’uomo che ha avvicinato, toccato, baciato il maggior numero di lebbrosi. Il suo esempio resta inciso nella memoria, espandendo i cuori, ricordando che non basta semplicemente asciugare le lacrime, troppo facile, bisogna essere consapevoli che non bisogna più accettare ed essere soddisfatti e contenti semplicemente aspettando la nostra piccola porzione di paradiso, dobbiamo rifiutare un piccolo sonnellino e non dobbiamo dormire quando tutti gridano intorno a noi la loro disperazione, non dobbiamo più accettare quel tipo di esistenza che è la costante rassegnazione dell’uomo, non possiamo più accettare di essere felici da soli quando di fronte a noi c’è la miseria, l’ingiustizia, non dobbiamo mai smettere di denunciare e mai cedere, ma sempre combattere! 

Siamo tutti nati per risplendere…

L’uomo di oggi è il bimbo di ieri…
Il vigliacco di oggi è il bimbo che schernivano ieri.
L’aguzzino di oggi è il bimbo che picchiavano ieri.
L’impostore di oggi è il bimbo a cui non credevano ieri.
Il contestatore di oggi è il bimbo che opprimevano ieri.
L’innamorato di oggi è il bimbo che accarezzavano ieri.
Il non complessato di oggi è il bimbo che incoraggiavano ieri.
Il giusto di oggi è il bimbo che non calunniavano ieri.
L’espansivo di oggi è il bimbo che non trascuravano ieri.
Il saggio di oggi è il bimbo che educavano ieri.
L’indulgente di oggi è il bimbo che perdonavano ieri.
L’uomo che respira amore e bellezza è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri.Ronald RusselAgua

     I bimbi imparano ciò che vivono

Se il Bimbo viene criticato,

impara a condannare.

Se vive nell’ostilità,

impara ad aggredire.

Se vive deriso,

impara la timidezza.

Se vive vergognandosi,

impara a sentirsi colpevole.

Se vive trattato con tolleranza,

impara ad essere paziente.

Se vive nell’incoraggiamento,

impara la fiducia.

Se vive nell’approvazione,

impara ad apprezzare.

Se vive nella lealtà,

impara la giustizia.

Se vive con sicurezza,

impara ad avere fede.

Se vive volendosi bene,

impara a trovare

amore ed amicizia nel mondo – Eva Lewin

….e se io bambino, fossi il genitore di me stesso, come mi tratterei?